sabato 20 aprile 2013

DE DOLLE OERBIER


La storia della De Dolle Oerbier è una storia di cambiamenti, voluti o dovuti, che sono avvenuti dal 1980 - anno in cui è stata brassata per la prima volta - ad oggi. Il più radicale avviene probabilmente nel 2000, quando la Rodenbach, il birrificio che forniva a De Dolle il lievito utilizzato per la Oerbier decide, dopo essere passato sotto il controllo della Palm, di sospendere la distribuzione di lievito ai suoi precedenti clienti (tra i quali c'era anche l'abbazia si St. Sxitus/Westvleteren). Kris Herteleer deve allora trovare una soluzione; dopo alcuni tentativi falliti con lieviti alternativi, risulta a lui chiaro che l'unica alternativa è cercare di "replicare" il precedente lievito della Rodenbach, che donava alla birra alcune caratteristiche di una oud bruin, utilizzando quello rimasto. Ma anche questa soluzione appare difficile: i primi esperimenti danno grossi problemi di rifermentazione, che sembra non finire mai, provocando l'esplosione di molte bottiglie. Non tutto il male viene per nuocere però; la prospettiva di perdere tutto ciò che era stato prodotto stimola l'ingegno di Kris a travasare la birra in alcune botti di legno, per creare così la Oerbier Reserva. Con l'aiuto di un microbiologico, quasi per caso viene trovata la soluzione; da un paio di fusti di Stille Nacht (che utilizzava lo stesso lievito) rientrati dalla Finlandia Kris riesce a recuperare un ceppo del vecchio lievito ed a coltivarlo, con ottimi risultati. La soluzione soddisfa Kris, anche se il gusto della birra non è più quello di prima; inoltre, la malteria belga Huys, storico fornitore di De Dolle, chiude e bisogna anche pensare a trovare un'alternativa anche ai malti. Se v'interessa l'intera storia, la trovate q
ui
. Si potrebbe poi discutere sul fatto che sia corretto o no mantenere lo stesso nome ad una birra così profondamente cambiata nel corso degli anni; probabilmente il "nome" e la "fama" ormai consolidata del prodotto hanno fatto prendere a Kris la discutibile decisione di tenere in vita il nome per sfruttarne, nonostante tutto, la notorietà. 

 Il colore è marrone rossastro, quasi tonaca di frate, opalescente; molto generoso il "cappello" di schiuma, color ocra, fine, cremoso e molto persistente. Naso molto pronunciato e dolcissimo: toffee, zucchero di canna, frutta sotto spirito (uvetta, prugne), datteri, leggeri sentori di pane nero. Molto pulito. Il corpo è medio, con una carbonazione abbastanza sostenuta. Il gusto non si discosta molto dall'aroma: molto dolce, ma meno pulito, ripropone la stessa frutta sotto spirito, toffee, liquirizia. L'apporto dei lieviti (speziatura) è molto blando e l'elevata gasatura fa un po' "a pugni" con l'accenno di carattere vinoso; il risultato non è esattamente quello che banalmente alcuni definiscono "birra da meditazione", il palato rimane sempre abbastanza appiccicoso dopo ogni sorso. C'è un finale leggermente amaricante (frutta secca) ed etilico ma non basta a riportare il necessario equilibrio. Questa Oerbier si beve abbastanza bene, l'alcool c'è e riscalda ma non fa sentire troppo la sua presenza. Formato: 33 cl., alc. 9%, 

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