sabato 14 luglio 2012

PAUL WELLER LIVE 12 LUGLIO 2012

SECONDO IL MIO MODESTISSIMO PARERE UN PIU' CHE OTTIMO CONCERTO .... qui di seguito posto recensione rockol.it (ma solo per maggiori info su scaletta e frontline) ... E INFINE UNA SECONDA RECENSIONE CON SCALETTA A FONDO PAGINA
Fosse stato un concerto reunion dei Jam sarebbe stato un trionfo. Il (poco) pubblico accorso ieri sera al Castello di Vigevano, sede del festival Dieci giorni suonati, per vedere Paul Weller non deve avere molto apprezzato la sterzata elettronica e sperimentale di “Sonik kicks”, a giudicare dall’accoglienza freddina riservata alle numerose selezioni (otto) dal nuovo album. E in tanti si sono risvegliati dal torpore solo durante i bis, quando il Modfather e il suo quintetto hanno sciorinato in pochi minuti “Art school” (con il tastierista Andy Crofts estemporaneo frontman, voce solista e chitarra), il riffone di “In the city” e una “Town called malice” con cui resta impossibile tenere fermi mani e piedi. L’atmosfera e il mood del concerto ne hanno un po’ risentito e chissà cosa ne pensa Paul, abituato a tirare sempre dritto e a non guardarsi indietro. Aveva cominciato, un’ora e cinquanta minuti prima, con il rock&roll spiccio, abrasivo e marziale di “Wake up the nation”, “22 dreams”, “Moonshine” e “Kling I klang”, materiale dagli ultimi tre album, ma è indubbio che i primi veri brividi di piacere sono arrivati con una versione rallentata, funkeggiante e jammata di “Into tomorrow”, il singolo che a inizio anni ‘90 segnò la rinascita artistica di Weller dopo gli sbandamenti post scioglimento Style Council. La formazione che lo accompagna è rodata e multitasking, solida anche sul versante vocale: Crofts, Steve Cradock (sempre puntuale con la sua bella collezione di chitarre), Andy Lewis (basso) e una sezione ritmica a doppia cassa (il picchiatore Steve Lewis è ora affiancato da Ben Gordelier, che suona in piedi le sue percussioni) gli permettono di giocare a tutto campo cavalcando la musica di almeno cinque decenni. Sul palco si fuma, si cambiano chitarre, ci si scambia strumenti e postazioni passando da pezzi di tre minuti tre a improvvisazioni dilatate, dal soul alla psichedelia, dal kraut rock al dub (“Study in blue” è l’intermezzo più anomalo ed enigmatico, con le sue melodiche, il suo incedere svagato e un ininfluente cameo vocale della giovane moglie Hannah Andrews). Ma è vero, come mormora qualcuno in platea, che i brani di “Sonik kicks” faticano un po’ a integrarsi con il resto del set e che il meglio arriva quasi sempre dal back catalog: una pianistica e tambureggiante “Stanley road” recuperata da un oblio immeritato, una “Start!” (ancora i Jam) che non fa nulla per nascondere la sua strettissima parentela con la “Taxman” dei Beatles, una furente “From the floorboards up” che si accende in un bel duello tra la Fender di Weller e la Gibson di Cradock. Sono le loro chitarre elettriche (nessun intermezzo acustico, nel mini tour italiano) a firmare i momenti più esaltanti dello show. E la palma del pezzo più ispirato, stavolta, tocca alla recente e poco lodata “Pieces of a dream”, dilatatissima e con un bell’intreccio di tre voci (anche se quella di Weller non sembra sempre al massimo della forma): lui si accende una delle tante sigarette, legge il testo (o gli accordi?) da un foglio e poi lo butta via, siede al piano elettrico e poi imbraccia la sei corde per un assolo intenso e incisivo mentre lì dietro un organo Sixties rievoca l’epoca d’oro dell’acid rock californiano. Più tardi si va a colpo sicuro con la esaltante jam chitarristica di “Foot of the mountain” (Neil Young sempre dietro l’angolo), con le dolcezze di “You do something to me” (un evergreen, la più bella canzone d’amore in repertorio) e il trascinante gospel rock di “Broken stones”, ma a Weller sta stretto il ruolo del crowd pleaser, del piacione: e anche se ha rinunciato al gusto un po’ perverso di presentare l’album nuovo in blocco, il doo wop bowiano di “That dangerous age”, gli stridori dark di “Around the lake”, la combustione lenta di “Paperchase” e gli ubriacanti vortici sonori di “Drifters” non sono un piatto facile da digerire per chi è rimasto affezionato al suo periodo “classico”. Sembra patire un po’ anche lui la compostezza trattenuta del pubblico (“gente, siete ancora con noi?”, chiede a un certo punto), e rinfrancarsi nel calpestare i sentieri più battuti di “Whirlpool’s end”, altro gran tourbillon chitarristico, e di “The changingman”. Un manifesto filosofico, una dichiarazione di intenti della sua continua volontà di cambiamento e di trasformazione. E pazienza se, prima e dopo, sotto il palco si applaude e ci si scalda soprattutto con i vecchi classici dei Jam, la band che lui ha giurato di non volere mai più riformare. (Alfredo Marziano) Setlist “Wake up the nation” “22 dreams” “Moonshine” “Kling I klang” “Into tomorrow” “Stanley road” “That dangerous age” “The attic” “From the floorboards up” “Start!” “Around the lake” “Pieces of a dream” “Study in blue” “Paperchase” “Dragonfly” “You do something to me” “Foot of the mountain” “Drifters” “Broken stones” “Whirlpool’s end” Bis “All I wanna do (is be with you)” “Fast car/slow traffic” “Art school” “In the city” “The changingman” “A town called malice”
QUESTA E' UNA SECONDA RECENSIONE .... PIU' ADERENTE ALLA REALTA' Il concerto perfetto. Qualità, professionalità ed emozioni forti. È questa la sintesi dell'esibizione live del 12 luglio di Paul Weller, classe 1958, sul palco del Castello Visconteo di Vigevano, nell'ambito di "Dieci giorni Suonati 2012", il Festival internazionale organizzato da Barley Arts. Quella di Vigevano è stata un'esibizione di gran classe. Weller, tra una sigaretta e l'altra, passando continuamente dalla tastiera alla chitarra, ha permesso di ripercorrere molte tappe della musica inglese dagli anni Settanta a oggi, una sequenza perfetta di stili e tendenze diverse. Molte le tracce estratte da Sonik Kicks, ultimo lavoro sperimentale dell'artista inglese (e undicesimo album da solista). Chiusura in grande stile con la mitica A Town Called Malice dei Jam. La scaletta del concerto: Wake up the nation, 22 dreams, Moonshine, Kling I klang, Into tomorrow, Stanley road, That dangerous age, The attic, From the floorboards up, Start!, Around the lake, Pieces of a dream, Study in blue, Paperchase, Dragonfly, You do something to me, Foot of the mountain, Drifters, Broken stones, Whirlpool's end. I Bis: All I wanna do (is be with you), Fast car/slow traffic, Art school, In the city, The changingman, A town called malice.

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