lunedì 30 luglio 2012
newcastle brown ale
La Newcastle Brown Ale è una birra attualmente prodotta dalla Heineken, ma messa in commercio per la prima volta nel 1927 a Newcastle upon Tyne, Inghilterra, dal produttore Newcastle Breweries, che divenne Scottish & Newcastle nel 1960. Nel 2005 lo stabilimento venne portato per la prima volta fuori Newcastle, sull'altra riva del fiume Tyne, a Dunston, un sobborgo di Gateshead. Quindi nel 2010 la produzione fu spostata completamente a Tadcaster nel North Yorkshire.[1]
A Newcastle, la birra viene spesso chiamata familiarmente 'Dog' ('cane'). Tale soprannome è originato dall'eufemismo "I'm going to walk the dog" ("porto il cane a fare una passeggiata"), che significa "I'm going to the pub" ("vado al pub").
La Newcastle Brown Ale fu creata dal Colonnello J. Porter nel 1925. La ricetta, comunque, venne progressivamente adattata durante i primi tre anni di produzione per ottenere il suo caratteristico gusto. Alla prima uscita ufficiale, la Newcastle Brown Ale sbaragliò la concorrenza al prestigioso International Brewery Awards del 1928. Le medaglie d'oro vinte in quell'occasione sono ancora oggi raffigurate sull'etichetta.
La produzione della Newcastle Brown Ale iniziò nel 1927 presso il birrificio sul Tyne, un sito occupato dalle Newcastle Breweries a partire dal 1890. Il lancio della Newcastle Brown viene ricordato come un successo immediato, tanto che il giorno successivo la Polizia chiese una riduzione della sua gradazione alcolica, perché le celle erano già piene.[2]
Il logo con la stella blu fu introdotto sulle bottiglie della Newcastle Brown Ale nel 1928, l'anno successivo al lancio. Le cinque punte della stella rappresentano i cinque birrifici originari di Newcastle.
La Newcastle Brown Ale divenne un marchio della Scottish & Newcastle in seguito alla fusione di Scottish Brewers e Newcastle Breweries nel 1960.
link rate beer
http://www.ratebeer.com/beer/newcastle-brown-ale/132/
bioloo beer
Birra 100% biologica, alta fermentazione, con seconda fermentazione in bottiglia. Artigianale brassata con una miscela di malto di frumento e di farro.Birra doppio malto dal gusto morbido. 33 cl , 7.8%
Birra 100% biologica, alta fermentazione, con seconda fermentazione in bottiglia.
Artigianale brassata con una miscela di malto di frumento e di farro.Birra doppio malto dal gusto morbido.
domenica 15 luglio 2012
Brewdog Hard Core IPA
Brewdog Hard Core IPA
stile: imperial india pale ale
tipologia: alta fermentazione
birreria: Brewdog Brewery, Fraserburgh, Aberdeenshire
aspetto visivo: di colore giallo di tendenza sensibilmente aranciata con una schiuma poco copiosa ma piuttosto cremosa e abbastanza persistente
aroma: decisamente ricco e intenso con una predominanza luppolata con sentori erbacei, di aghi di pino e pompelmo ma anche con una componente caramellata di toffee e frutta gialla acerba
gusto: inizialmente dolce con un principio caramellato di zucchero di canna e toffee e un finale decisamente luppolato, amarognolo e leggermente secco
note tecniche: viene preparata con malti "maris otter", "crystal" e "caramalt" e luppoli "centennial", "columbus" e "simcoe" tutti e tre utilizzati anche in fase di dry-hopping; ha vinto la medaglia d'oro nella categoria "imperial IPA" al prestigioso "World Beer Cup" di Chicago nel 2010
commento: birra dal grande impatto aromatico e dalla robusta gradazione alcolica, decisamente una chicca birraia imprescindibile per ogni appassionato
gradazione alcolica: 9%
formato: bottiglia da 33cl
sabato 14 luglio 2012
MORE PAUL WELLER .... DRAWING
SETLIST VIGEVANO 12TH JULY 2012
Wake Up The Nation
22 Dreams
Moonshine
Kling I Klang
Into Tomorrow
Stanley Road
That Dangerous Age
The Attic
From The Floorboards Up
Start!
(The Jam song)
Pieces Of A Dream
Fast Car / Slow Traffic
Around The Lake
Study in Blue
Dragonfly
You Do Something To Me
Foot of the Mountain
Drifters
Paperchase
Encore:
Broken Stones
All I Wanna Do (Is Be With You)
Art School
(The Jam song)
In The City
(The Jam song)
The Changingman
Encore 2:
Town Called Malice
CROCE DI MALTO TRIPLE XXX - ALLA SPINA
TRIPLEXXX
-Medaglia di PLATINO al Mondial de la Bier di Strasburgo '09-
Una birra nata per emozionare e per offrire un nuovo piacere nel ber birra, impossibile da dimenticare! La potenza del gusto e dell'aromaticità si forgiano attorno alla miscela dei tre differenti cereali impiegati Orzo (X), Avena (X) e Frumento (X), perfettamente in armonia con tre luppoli e tre spezie sapientemente ricercati in tre continenti. Dicono che tre è il numero perfetto, forse questa è la birra perfetta…
Scheda prodotto
Categoria legale: birra doppio malto
Gradazione: 7,8°
Colore: Giallo ambrato
Durabilità: 8 mesi in bottiglie - 4 mesi in fusti
Ingredienti: Acqua, malto d'orzo, malto di frumento, avena, zucchero candito, luppoli, lievito, spezie.
Scheda degustazione
Schiuma: compatta, di grana fine e di buona persistenza.
Aroma: fruttato di banana, pera, pesca
Gusto: il sapore invade la bocca con un dolce mieloso ben bilanciato dal tipico retrogusto agrumato
Servizio
Bicchiere: bicchiere a coppa, la cui forma semisferica esalta
le profumazioni intense di questa birra mantenendo la schiuma compatta.
Temperatura di servizio: 9°-14°
Abbinamenti
Ideale con i risotti, ottima con formaggi erborinati e anche di media stagionatura,
oppure con dolci senza cioccolato. Ottima birra da meditazione
PAUL WELLER LIVE 12 LUGLIO 2012
SECONDO IL MIO MODESTISSIMO PARERE UN PIU' CHE OTTIMO CONCERTO .... qui di seguito posto recensione rockol.it (ma solo per maggiori info su scaletta e frontline) ... E INFINE UNA SECONDA RECENSIONE CON SCALETTA A FONDO PAGINA
Fosse stato un concerto reunion dei Jam sarebbe stato un trionfo. Il (poco) pubblico accorso ieri sera al Castello di Vigevano, sede del festival Dieci giorni suonati, per vedere Paul Weller non deve avere molto apprezzato la sterzata elettronica e sperimentale di “Sonik kicks”, a giudicare dall’accoglienza freddina riservata alle numerose selezioni (otto) dal nuovo album. E in tanti si sono risvegliati dal torpore solo durante i bis, quando il Modfather e il suo quintetto hanno sciorinato in pochi minuti “Art school” (con il tastierista Andy Crofts estemporaneo frontman, voce solista e chitarra), il riffone di “In the city” e una “Town called malice” con cui resta impossibile tenere fermi mani e piedi. L’atmosfera e il mood del concerto ne hanno un po’ risentito e chissà cosa ne pensa Paul, abituato a tirare sempre dritto e a non guardarsi indietro. Aveva cominciato, un’ora e cinquanta minuti prima, con il rock&roll spiccio, abrasivo e marziale di “Wake up the nation”, “22 dreams”, “Moonshine” e “Kling I klang”, materiale dagli ultimi tre album, ma è indubbio che i primi veri brividi di piacere sono arrivati con una versione rallentata, funkeggiante e jammata di “Into tomorrow”, il singolo che a inizio anni ‘90 segnò la rinascita artistica di Weller dopo gli sbandamenti post scioglimento Style Council. La formazione che lo accompagna è rodata e multitasking, solida anche sul versante vocale: Crofts, Steve Cradock (sempre puntuale con la sua bella collezione di chitarre), Andy Lewis (basso) e una sezione ritmica a doppia cassa (il picchiatore Steve Lewis è ora affiancato da Ben Gordelier, che suona in piedi le sue percussioni) gli permettono di giocare a tutto campo cavalcando la musica di almeno cinque decenni. Sul palco si fuma, si cambiano chitarre, ci si scambia strumenti e postazioni passando da pezzi di tre minuti tre a improvvisazioni dilatate, dal soul alla psichedelia, dal kraut rock al dub (“Study in blue” è l’intermezzo più anomalo ed enigmatico, con le sue melodiche, il suo incedere svagato e un ininfluente cameo vocale della giovane moglie Hannah Andrews). Ma è vero, come mormora qualcuno in platea, che i brani di “Sonik kicks” faticano un po’ a integrarsi con il resto del set e che il meglio arriva quasi sempre dal back catalog: una pianistica e tambureggiante “Stanley road” recuperata da un oblio immeritato, una “Start!” (ancora i Jam) che non fa nulla per nascondere la sua strettissima parentela con la “Taxman” dei Beatles, una furente “From the floorboards up” che si accende in un bel duello tra la Fender di Weller e la Gibson di Cradock. Sono le loro chitarre elettriche (nessun intermezzo acustico, nel mini tour italiano) a firmare i momenti più esaltanti dello show. E la palma del pezzo più ispirato, stavolta, tocca alla recente e poco lodata “Pieces of a dream”, dilatatissima e con un bell’intreccio di tre voci (anche se quella di Weller non sembra sempre al massimo della forma): lui si accende una delle tante sigarette, legge il testo (o gli accordi?) da un foglio e poi lo butta via, siede al piano elettrico e poi imbraccia la sei corde per un assolo intenso e incisivo mentre lì dietro un organo Sixties rievoca l’epoca d’oro dell’acid rock californiano. Più tardi si va a colpo sicuro con la esaltante jam chitarristica di “Foot of the mountain” (Neil Young sempre dietro l’angolo), con le dolcezze di “You do something to me” (un evergreen, la più bella canzone d’amore in repertorio) e il trascinante gospel rock di “Broken stones”, ma a Weller sta stretto il ruolo del crowd pleaser, del piacione: e anche se ha rinunciato al gusto un po’ perverso di presentare l’album nuovo in blocco, il doo wop bowiano di “That dangerous age”, gli stridori dark di “Around the lake”, la combustione lenta di “Paperchase” e gli ubriacanti vortici sonori di “Drifters” non sono un piatto facile da digerire per chi è rimasto affezionato al suo periodo “classico”. Sembra patire un po’ anche lui la compostezza trattenuta del pubblico (“gente, siete ancora con noi?”, chiede a un certo punto), e rinfrancarsi nel calpestare i sentieri più battuti di “Whirlpool’s end”, altro gran tourbillon chitarristico, e di “The changingman”. Un manifesto filosofico, una dichiarazione di intenti della sua continua volontà di cambiamento e di trasformazione. E pazienza se, prima e dopo, sotto il palco si applaude e ci si scalda soprattutto con i vecchi classici dei Jam, la band che lui ha giurato di non volere mai più riformare. (Alfredo Marziano) Setlist “Wake up the nation” “22 dreams” “Moonshine” “Kling I klang” “Into tomorrow” “Stanley road” “That dangerous age” “The attic” “From the floorboards up” “Start!” “Around the lake” “Pieces of a dream” “Study in blue” “Paperchase” “Dragonfly” “You do something to me” “Foot of the mountain” “Drifters” “Broken stones” “Whirlpool’s end” Bis “All I wanna do (is be with you)” “Fast car/slow traffic” “Art school” “In the city” “The changingman” “A town called malice”
QUESTA E' UNA SECONDA RECENSIONE .... PIU' ADERENTE ALLA REALTA'
Il concerto perfetto.
Qualità, professionalità ed emozioni forti. È questa la sintesi dell'esibizione live del 12 luglio di Paul Weller, classe 1958, sul palco del Castello Visconteo di Vigevano, nell'ambito di "Dieci giorni Suonati 2012", il Festival internazionale organizzato da Barley Arts.
Quella di Vigevano è stata un'esibizione di gran classe. Weller, tra una sigaretta e l'altra, passando continuamente dalla tastiera alla chitarra, ha permesso di ripercorrere molte tappe della musica inglese dagli anni Settanta a oggi, una sequenza perfetta di stili e tendenze diverse. Molte le tracce estratte da Sonik Kicks, ultimo lavoro sperimentale dell'artista inglese (e undicesimo album da solista).
Chiusura in grande stile con la mitica A Town Called Malice dei Jam. La scaletta del concerto: Wake up the nation, 22 dreams, Moonshine, Kling I klang, Into tomorrow, Stanley road, That dangerous age, The attic, From the floorboards up, Start!, Around the lake, Pieces of a dream, Study in blue, Paperchase, Dragonfly, You do something to me, Foot of the mountain, Drifters, Broken stones, Whirlpool's end.
I Bis: All I wanna do (is be with you), Fast car/slow traffic, Art school, In the city, The changingman, A town called malice.
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