domenica 29 gennaio 2012
San Dalmazzo
San Dalmazzo:
Artigianale - alc. 5,2% vol.
Birra chiara con alta presenza di luppolo, a metà strada tra una IPA e una chiara d' abbazia. Il colore è dorato carico, leggermente velato, la schiuma fitta e persistente. Fine nelle sensazioni olfattive offre intense e variegate note floreali, che si amalgamano bene in toni mielosi smorzati subito da accenti agrumati. In bocca è fresca e morbida: domina la tendenza amarognola, evocante ricchi toni vegetali.
Artigianale - alc. 5,2% vol.
Birra chiara con alta presenza di luppolo, a metà strada tra una IPA e una chiara d' abbazia. Il colore è dorato carico, leggermente velato, la schiuma fitta e persistente. Fine nelle sensazioni olfattive offre intense e variegate note floreali, che si amalgamano bene in toni mielosi smorzati subito da accenti agrumati. In bocca è fresca e morbida: domina la tendenza amarognola, evocante ricchi toni vegetali.
venerdì 27 gennaio 2012
domenica 22 gennaio 2012
Bibock "La prepotente"
"Bibock®
Bock, in tedesco indica genericamente il maschio delle capre ovvero in italiano "Caprone" o "Becco". In realtà l'origine della parola viene dalla deformazione da parte dei birrai bavaresi, del nome della città di origine di questo tipo di birra e cioè Einbeck (Bassa Sassonia). Di certo c'è che l'idea di potenza e di selvaticità dell'animale, calzano abbastanza bene con questa birra forte. La prima domanda da porsi quando ci si trova ad avere a che fare con certe bestiacce è: "Riuscirò ad addomesticarla?". Si tratta in effetti di un problema da non sottovalutare ma seguendo alcune semplici indicazioni chiunque sarà in grado di farsi amico il famigerato caprone:
1. non mostrate mai di temerlo;
2. non voltategli mai le spalle;
3. muovetevi lentamente e parlate con tono fermo e deciso;
4. quando vi alzate dal tavolo appoggiatevi da qualche parte;
5. non prenotate il campo da tennis per la mattina dopo.
Per il resto non c'è molto da dire, salvo che se un giorno scopriste di esservi innamorati del Caprone e pensaste di andare in qualche modo contro Natura, dovrete tenere conto del fatto che pur trattandosi effettivamente di un sentimento in qualche modo riprovevole, al "Birrificio Italiano®" è un problema molto diffuso. Fidatevi di Lui e lasciate persino che approfitti di voi (perché no!, non c'è limite alla depravazione): dormirete sonni tranquilli e profondi, ve lo posso garantire. Scheda tecnica:
La "Bibock®" è una birra leggermente ambrata, a fermentazione bassa, prodotta per decozione e con il 6,2 % di alcool in volume (16 gradi saccarometrici in peso), corposa ma secca e abbastanza amara. Si tratta di una ricetta sviluppata al "Birrificio Italiano®" di Lurago Marinone, ispirandosi liberamente alle "Bock" della migliore tradizione tedesca.
Ingredienti:
acqua di durezza totale attorno ai 30° Francesi
luppolo: Hallertauer Magnum (1a e 2a aggiunta) e Hallertauer Hersbrücker (3a aggiunta)
malti tipo Pilsener, Monaco e Caramello di provenienza tedesca e francese
lievito tipo Saccharomyces carlsbergensis proveniente dai laboratori della università birraria di Baviera (Weihenstephan). Si utilizza quello selezionato per la "Prima®" adattato al mosto di "Bibock®"
Ricetta originale sviluppata presso il "Birrificio Italiano®" di Lurago Marinone.
Dalle sessioni di degustazione tenute al "Birrificio Italiano®" nel giugno 1998 nel corso del ciclo di incontri: “Una passione, una cultura, una tecnologia: la birra!”.
Scheda sensoriale:
Birra di colore ambrato chiaro con schiuma bianca e compatta non molto persistente. Leggero perlage e medio livello di saturazione carbonica. Caratteri marcanti il tipo: aroma e profumo di luppolo fresco. Caratteri di media intensità: sapore dolce/amaro, pastoso con retrogusto amaro; odore e aroma di frutta, in particolare agrumi (chinotto) e spezie (arancio di Curacao) aroma di lievito fresco. Caratteri a debole intensità: sapore di malto e rinfrescante; aroma e profumo di malto (pilsener e caramello), frutta (banana e albicocca), fiori (gelsomino) con un sentore di burro o margarina.
Bock, in tedesco indica genericamente il maschio delle capre ovvero in italiano "Caprone" o "Becco". In realtà l'origine della parola viene dalla deformazione da parte dei birrai bavaresi, del nome della città di origine di questo tipo di birra e cioè Einbeck (Bassa Sassonia). Di certo c'è che l'idea di potenza e di selvaticità dell'animale, calzano abbastanza bene con questa birra forte. La prima domanda da porsi quando ci si trova ad avere a che fare con certe bestiacce è: "Riuscirò ad addomesticarla?". Si tratta in effetti di un problema da non sottovalutare ma seguendo alcune semplici indicazioni chiunque sarà in grado di farsi amico il famigerato caprone:
1. non mostrate mai di temerlo;
2. non voltategli mai le spalle;
3. muovetevi lentamente e parlate con tono fermo e deciso;
4. quando vi alzate dal tavolo appoggiatevi da qualche parte;
5. non prenotate il campo da tennis per la mattina dopo.
Per il resto non c'è molto da dire, salvo che se un giorno scopriste di esservi innamorati del Caprone e pensaste di andare in qualche modo contro Natura, dovrete tenere conto del fatto che pur trattandosi effettivamente di un sentimento in qualche modo riprovevole, al "Birrificio Italiano®" è un problema molto diffuso. Fidatevi di Lui e lasciate persino che approfitti di voi (perché no!, non c'è limite alla depravazione): dormirete sonni tranquilli e profondi, ve lo posso garantire. Scheda tecnica:
La "Bibock®" è una birra leggermente ambrata, a fermentazione bassa, prodotta per decozione e con il 6,2 % di alcool in volume (16 gradi saccarometrici in peso), corposa ma secca e abbastanza amara. Si tratta di una ricetta sviluppata al "Birrificio Italiano®" di Lurago Marinone, ispirandosi liberamente alle "Bock" della migliore tradizione tedesca.
Ingredienti:
acqua di durezza totale attorno ai 30° Francesi
luppolo: Hallertauer Magnum (1a e 2a aggiunta) e Hallertauer Hersbrücker (3a aggiunta)
malti tipo Pilsener, Monaco e Caramello di provenienza tedesca e francese
lievito tipo Saccharomyces carlsbergensis proveniente dai laboratori della università birraria di Baviera (Weihenstephan). Si utilizza quello selezionato per la "Prima®" adattato al mosto di "Bibock®"
Ricetta originale sviluppata presso il "Birrificio Italiano®" di Lurago Marinone.
Dalle sessioni di degustazione tenute al "Birrificio Italiano®" nel giugno 1998 nel corso del ciclo di incontri: “Una passione, una cultura, una tecnologia: la birra!”.
Scheda sensoriale:
Birra di colore ambrato chiaro con schiuma bianca e compatta non molto persistente. Leggero perlage e medio livello di saturazione carbonica. Caratteri marcanti il tipo: aroma e profumo di luppolo fresco. Caratteri di media intensità: sapore dolce/amaro, pastoso con retrogusto amaro; odore e aroma di frutta, in particolare agrumi (chinotto) e spezie (arancio di Curacao) aroma di lievito fresco. Caratteri a debole intensità: sapore di malto e rinfrescante; aroma e profumo di malto (pilsener e caramello), frutta (banana e albicocca), fiori (gelsomino) con un sentore di burro o margarina.
domenica 8 gennaio 2012
Amber shock
Fermentazione: Bassa
Stile: Bock
Colore: Ambrata
Gradi alcolici: 7° vol.
Bicchiere: Coppa
Servizio: 8-9°C
Stile: Bock
Colore: Ambrata
Gradi alcolici: 7° vol.
Bicchiere: Coppa
Servizio: 8-9°C
Nella gamma del Birrificio Italiano la Amber Shock (o “l’imprevedibile”) è birra che esiste solo nella versione in bottiglia, nella quale è stata fatta rifermentare e maturare per 4 settimane attraverso un particolare procedimento. In produzione dal 1996, per questa birra vengono usati luppoli Hallertauer Magnum e Perle, malti caramello, Pilsener e Monaco e il “classico” ceppo di lievito che il birrificio di Como ottiene dai laboratori della università birraria di Baviera (Weihenstephan).
Ha un bel colore ramato brillante, schiuma fine, cremosa e abbastanza persistente, con una frizzantezza accentuata. La Amber è un po’ il regno del luppolo, che si avverte prorompente nell’aroma assieme ai malti caramellati e ad un sentore agrumato abbastanza tenue, per la verità. Lo stesso luppolo condiziona prepotentemente, all’inizio, l’impatto al palato, lasciando poi il passo a sentori dolciastri più diffusi (frutta, ananas, banana, agrumi), con un finale caratterizzato da frutta secca (noce, mandorla). Il corpo è snello, beverino, ma non banale e regala un finale abbastanza svelto e improntato ad un’amarezza erbacea.
La Ambershock si è classificata al 2° posto sia nel 2006 che nel 2007 nel premio Birra dell’anno nella categoria a bassa fermentazione >14 plato.
Ha un bel colore ramato brillante, schiuma fine, cremosa e abbastanza persistente, con una frizzantezza accentuata. La Amber è un po’ il regno del luppolo, che si avverte prorompente nell’aroma assieme ai malti caramellati e ad un sentore agrumato abbastanza tenue, per la verità. Lo stesso luppolo condiziona prepotentemente, all’inizio, l’impatto al palato, lasciando poi il passo a sentori dolciastri più diffusi (frutta, ananas, banana, agrumi), con un finale caratterizzato da frutta secca (noce, mandorla). Il corpo è snello, beverino, ma non banale e regala un finale abbastanza svelto e improntato ad un’amarezza erbacea.
La Ambershock si è classificata al 2° posto sia nel 2006 che nel 2007 nel premio Birra dell’anno nella categoria a bassa fermentazione >14 plato.
sabato 7 gennaio 2012
domenica 1 gennaio 2012
A GRANDE RICHIESTA .... Anisakis
Anisakis
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Anisakis sp. nell'intestino di Clupea harengus |
|
Ciclo biologico [modifica]
Questi parassiti si trovano, allo stadio adulto, nell'addome dei mammiferi marini (balene, foche, delfini),
più precisamente nello stomaco, e sono visibili a occhio nudo. Nei
pesci sono presenti all'interno delle carni, prevalentemente nella parte
inferiore, dove assumono una colorazione biancastra.
Le specie di anisakis svolgono il loro ciclo biologico in ambiente
marino. Le uova vengono rilasciate in acqua attraverso le feci dei
mammiferi marini e si sviluppano vari stadi larvali. Subito dopo la
schiusa vengono ingeriti dai primi ospiti intermedi, di solito i piccoli
crostacei che costituiscono il krill.
Il krill a sua volta viene ingerito dal secondo ospite intermedio, o
paratenico (cioè in cui il parassita non può svilupparsi e crescere),
che è il pesce. A questo punto si sviluppa l'ultimo stadio larvale che
può passare direttamente al suo ospite definitivo (mammiferi marini) per
il completamento del suo ciclo biologico, oppure può trovarsi
accidentalmente in un altro ospite, definito per questo accidentale
(nel quale il parassita non evolve a successivi stadi di sviluppo), che
può essere l'uomo se quest'ultimo si ciba di pesce crudo o poco cotto
che contenga al suo interno la larva di Anisakis.
Descrizione [modifica]
Questi nematodi, visibili a occhio nudo, misurano dai 1 ai 3 cm,
vanno dal colore bianco al rosato, sono sottili e tendono a presentarsi
arrotolati su se stessi.
Implicazioni sanitarie [modifica]
Le larve di anisakis possono costituire un rischio per la salute umana in due modi:
- parassitosi causata da ingestione di pesci crudi contenenti le larve;
- reazione allergica ai prodotti chimici liberati dalle larve nei pesci ospiti.
Anisakidosi
La gravità della malattia che apportano dipende sia dalla quantità di
parassiti ingeriti sia dalla sensibilità individuale del consumatore. I
sintomi vanno da semplici disturbi gastro enterici (dolori addominali, vomito, diarrea) alla possibile perforazione intestinale e dello stomaco.
Reazioni allergiche
Le sostanze biochimiche secrete dalle larve all'interno dei pesci che
le ospitano possono causare delle reazioni anafilattiche in individui
sensibili.
I prodotti ittici più a rischio sono:
- pesce sciabola
- lampuga
- pesce spada
- tonno
- sardine
- aringhe
- acciughe
- nasello
- merluzzo
- rana pescatrice
- sgombro
Oltre a questi prodotti possono essere colpiti molti altri prodotti
ittici. In tutti i casi, anche per i prodotti non elencati, è necessario
attuare delle norme preventive per evitare la trasmissione dell' Anisakis.
Prevenzione
Per prevenire la trasmissione dell'infezione bisogna sia provvedere
all'eviscerazione del pesce nel più breve tempo possibile dopo la pesca
(che può non avvenire) sia alla eliminazione del parassita con metodi
basati sull'esposizione ad alte temperature o, al contrario, molto
basse:
- il trattamento con basse temperature avviene in stabilimenti autorizzati specificamente allo scopo. Il Regolamento CE N. 853/2004[1] prescrive che i prodotti ittici che vanno consumati crudi o praticamente crudi devono essere congelati a una temperatura non superiore a –20 °C in ogni parte della massa per almeno 24 ore; la Food and Drug Administration richiede di mantenere la temperatura a -20 °C per almeno 7 giorni. (Regolamento alimentare, 2009). Questi Regolamenti sono applicati secondo procedure specifiche e complesse.
- esposizione ad alte temperature: il parassita muore in seguito all'esposizione a temperature sufficientemente elevate per un tempo adeguato. La scelta delle temperature e dei tempi di applicazione dipende anche dalla individuazione di altri possibili agenti infettivi in causa.
Considerando che esistono microrganismi resistenti al congelamento,
un'adeguata cottura è il sistema di preparazione sicuramente migliore
anche rispetto al trattamento con basse temperature per inattivare
l'anisakis in stabilimenti autorizzati specificamente a questo scopo.
Queste misure sono necessarie esclusivamente per fronteggiare i rischi
dovuti alla presenza dell'anisakis.
Trattamento
In alcuni casi l'infezione si risolve solo con un trattamento sintomatico.[2] In qualche caso l'infezione può portare a una ostruzione dell'intestino tenue, che potrebbe richiedere l'intervento chirurgico,[3] benché siano riportati casi di successo di un trattamento con solo albendazolo, senza chirurgia. È anche possibile un'emergenza medica come la perforazione intestinale.[4]
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